Allevamento

Le sfide del periodo di transizione

Le sfide del periodo di transizione: 6 settimane per ottenere il meglio dai tuoi animali

La fase più critica per le vacche da latte è rappresentata dal momento in cui passano dall’essere gravide ed improduttive alla fase in cui la produzione di latte cresce in maniera sostanziale nell’arco di poche settimane. Questo periodo, rappresentato da 3 settimane prima e 3 settimane dopo del parto, prende il nome di periodo di transizione e richiede cambiamenti significativi a livello fisiologico, ormonale e metabolico al fine di garantire lattazioni di successo.

 

L’animale durante il periodo di transizione va incontro a diversi fattori di stress, tra cui il parto, lo stress sociale dovuto al cambiamento di gruppo, l’adattamento ad una nuova dieta, la riduzione dell’ingestione di alimento, l’infiammazione ed il rischio di un aumento dell’incidenza di malattie. Per garantire lattazioni di successo dobbiamo limitare al minimo questi stress. Quali sono le sfide da affrontare per far si che ciò avvenga?

 

Massimizzazione dell’ingestione

 

La riduzione di ingestione nel periodo di transizione rappresenta una fisiologica conseguenza dell’aumento dell’ingombro fetale. Riduzione che si verifica in un momento in cui il fabbisogno energetico dell’animale è in continuo aumento, sia per la crescita esponenziale del feto che per l’avvio della colostrogenesi e successivamente della lattogenesi, portando gli animali ad avere un bilancio energetico negativo (Drackley, 1999).
Anche se questo squilibrio energetico è presente in tutti gli animali, è stato evidenziato che gli animali che riducono maggiormente l’ingestione sono più propensi ad incappare in difficoltà nelle fasi iniziali della lattazione e sono più propensi allo sviluppo di dismetabolie.
Seely et al. (2021) hanno evidenziato come un incremento di ingestione nel preparto (+ 0,5 kg di s.s.) e nel post-parto (+ 2,9 kg di s.s.) sia correlato ad una maggior produzione di latte nelle prime 6 settimane (+ 5,1 kg) e ad una riduzione dell’ipocalcemia subclinica (+ 0,3 mmol/L tCa), dati confermati successivamente in uno studio di Guadagnini et al. (2023), il quale evidenzia anche una riduzione dell’incidenza di metriti e di giorni alla prima ovulazione.
Studi precedenti hanno anche confermato una correlazione tra aumento di ingestione e riduzione dell’insorgenza di chetosi subcliniche (Goldhawk et al., 2006) e di mastiti (Peréz-Báez et al., 2019).

 

Mantenimento del BCS

Un’insufficiente ingestione di sostanza secca combinata con l’aumento del fabbisogno energetico fa si che le bovine nel post-parto si trovino a dover mobilizzare il grasso depositato per sostenere il proprio metabolismo. Una riduzione del BCS nel post-parto risulta fisiologica, se mantenuta entro certi range, Rodriguez et al. (2021) hanno individuato che gli animali che vanno incontro ad una riduzione del BCS superiore a 0.5 punti durante l’ultimo periodo di asciutta, presentano un rischio del 61% in più di sviluppare chetosi subclinica ed hanno una produzione al primo controllo pari a -3.3 Kg di latte/giorno
Carvalho et al. (2014) hanno evidenziato come un mantenimento del BCS e ancor più un aumento del BCS stesso nelle prime 3 settimane post-parto si traduca in un miglioramento del 50% delle diagnosi di gravidanza al primo intervento fecondativo. 

Miglioramento della salute metabolica

Il successo della lattazione oltre che da una corretta gestione del periodo di transizione, in termini di spazi, tempistiche, benessere ed alimentazione, è in funzione dall’adattamento metabolico dell’animale al nuovo stato fisiologico a cui va incontro.
Passando dall’asciutta alla lattazione cambiano i fabbisogni minerali ed energetici, le vacche in lattazione necessitano di una quantità di calcio pari ad almeno 3 volte quello necessario in asciutta. Per cui, in pochi giorni il metabolismo della vacca deve essere in grado di liberare calcio e di mantenerlo a livelli costanti al fine di prevenire l’insorgenza di ipocalcemia. Questo processo è guidato dal sistema endocrino, e come dimostrano svariati studi funziona meglio quando agli animali sono somministrare diete acidogene nel periodo di close-up, opportunamente integrate con calcio e magnesio.
McArt et al. (2020) hanno dimostrato come la riduzione dell’ipocalcemia subclinica si traduca in benefici economici per l’allevatore, identificabili in una maggior produzione di latte nelle prime 10 settimaneriduzione di 4.1 volte l’incidenza di dismetabolie ed uscita degli animali dall’allevamento.
Inoltre, nel post parto deve essere tenuto in considerazione il complesso sistema di ricognizione dello stato metabolico che la bovina mette in atto per poter riprendere, oltre la lattazione, anche  la propria attività ovarica ed investire le proprie risorse energetiche in una nuova gravidanza e per fare si che ciò avvenga, visto il bilancio energetico negativo, in cui si trova l’animale, è necessario che i tessuti siano in grado di favorire una lipomobilizzazione ed un utilizzo di questi intermedi per fornire l’energia necessaria alle funzioni vitali dell’animale e alla produzione di latte.

 

Riduzione dell’infiammazione

 L’infiammazione è un processo naturale innescato dopo il parto per aiutare la riparazione dei tessuti e l’involuzione uterina. Mentre un certo grado di infiammazione è necessario e benefico, alcuni animali possono sviluppare un’eccessiva risposta infiammatoria a causa di eccessivi danni ai tessuti durante il parto, infezioni uterina e problemi di salute intestinale, tra gli altri fattori.
In uno studio di Kerwin et al. (2022) è stato evidenziato che animali con un’infiammazione minore, verificata su livelli di aptoglobina nel post-parto, mostravano un miglioramento delle performance produttive, con un incremento produttivo di 490 kg di latte durante l’intera lattazione, una diminuzione dell’incidenza di dismetabolie, oltre ad un miglioramento (+28%) delle diagnosi di gravidanze a 150 DIM.


Come abbiamo visto, il periodo di transizione è caratterizzato da diverse sfide a cui gli animali vanno incontro e che possono avere effetti sulla successiva lattazione. Assicurare un’ottima gestione del periodo di transizione alle vacche risulta il metodo migliore per ottimizzare le produzioni e le performance dell’allevamento. 

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